Non chiamatemi Dottor Scaroni, sono Stefano…

Sistemando alcuni documenti in ufficio, mi è capitata tra le mani una vecchia agenda. Era il 1998, io ero un giovane – ambizioso –  commerciale. Quell’agenda è un pezzo della mia storia. E’ testimone della caparbietà, dell’insistenza, della tenacia con cui in quegli anni inseguivo, per mesi, un contatto in aziende che, in alcuni casi sono diventate mie clienti (ed alcune, a distanza di vent’anni ancora lo sono). Aziende, manager, persone, che ho faticosamente rincorso, a cui spesso ho dovuto ripetutamente bussare alla porta dicendo “Scusi per il disturbo”

Sistemando alcuni documenti in ufficio, mi è capitata tra le mani una vecchia agenda. Era il 1998, io ero un giovane – ambizioso –  commerciale. Quell’agenda è un pezzo della mia storia. E’ testimone della caparbietà, dell’insistenza, della tenacia con cui in quegli anni inseguivo, per mesi, un contatto in aziende che, in alcuni casi sono diventate mie clienti (ed alcune, a distanza di vent’anni ancora lo sono). Aziende, manager, persone, che ho faticosamente rincorso, a cui spesso ho dovuto ripetutamente bussare alla porta dicendo “Scusi per il disturbo”.

Questa mia personale – ma penso diffusa – esperienza è emblema di un approccio alle relazioni ingessato dai ruoli, cristallizzato nelle gerarchie, imbrigliato in uno status in cui più efficace è il filtro, più irraggiungibile è l’interlocutore, più forte è il suo potere.

Ancora oggi capita di doversi misurare con questo modo di intendere la comunicazione, che non è solo vecchio – il che non rappresenta in sé un male – ma, soprattutto, inefficace, dispersivo e costoso.

Pensate al tempo ed alle energie spese per inseguire un contatto. A quante risorse sprecate non nella comunicazione, nella persuasione, nella trattativa, bensì nei tentativi di poter solo parlare con il nostro interlocutore….

Tuttavia, penso che vi sia un cambiamento in atto ormai evidente. Oggi, la distanza tra gli interlocutori si sta drasticamente riducendo. La nuova generazione (millenials) fonda le sue relazioni sulla comunicazione disintermediata. Le formalità, il protocollo, i filtri vengono via via scardinati a favore di rapporti più diretti ed informali grazie anche a nuove tecnologie e nuovi modi per comunicare, che presuppongono l’abbandono del “piedistallo” a favore di un contatto diretto.

Le nuove tecnologie rappresentano lo strumento, il veicolo e il catalizzatore di un’evoluzione, che non è a mio avviso solo tecnologica ma anche culturale. Finalmente si inizia a percepire ed a diffondere il valore profondo del rapporto interpersonale. Finalmente si inizia a cogliere l’opportunità che sta nella relazione, nel dialogo, nella conoscenza e nella condivisione delle esperienze.

Abbiamo esempi eclatanti sotto gli occhi ogni giorno. Penso, solo per citare un esempio clamoroso, a Papa Francesco ed alla sua capacità di parlare in modo così diretto e non convenzionale.

Sono convinto che il cambiamento in corso sia una grande opportunità, che va compresa ed assimilata sia nelle sfere personali che in quelle professionali, nelle relazioni tra le aziende, nei rapporti con il Pubblico e  con le parti sociali.

La chiave di volta del nostro tempo sta nella capacità di sapere cogliere l’opportunità offerta da questo cambiamento e farla nostra, lavorando in prima persona per rimuovere e spazzare via le barriere mentali, le sovrastrutture – con cui in qualche modo abbiamo convissuto fino ad oggi – che fanno parte del nostro passato ma non possono far parte del nostro futuro.

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