C’era un’energia incredibile ieri sera al charity event per la consegna dei WEmbrace Award.
La sensazione concreta che il mondo possa davvero essere un posto migliore in cui tutti, nella loro diversità possono trovare un posto nel rispetto, nella bellezza dei progetti, nell’intelligenza delle soluzioni. Ecco: ancora una volta ho capito che tutto può essere trasformato in valore, anche le storie più difficili.
Dei cinque premiati sappiamo già tutto dai giornali.
Qui invece vi do la mia opinione personale. Piena di entusiasmo e di allegria la storia di Mattia Villardita che usa ogni momento del suo tempo libero (è impiegato logistico portuale) per rendere realtà la fantasia che lo ha aiutato un lungo periodo di malattia da bambino. Si infila in un costume da #Spiderman e va nei reparti pediatrici di lunga degenza di tutta Italia per passare del tempo coi bambini ricoverati. Un’idea folle, semplice e incredibilmente utile: davvero a volte bastano fantasia e impegno personale.
Mi sono stupito della presenza di ben due progetti di ristorazione: per me un’opportunità di mettere a disposizione EXIT Milano e Contraste Milano per creare nuove collaborazioni benefit.
PizzaAut è un ristorante nato dalla frustrazione di un padre, Nico Acampora che ha trasformato la passione per la pizza del figlio autistico Leo in un manifesto che dichiara: “Non tutto il mondo è a misura di Leo, ma il mondo di Leo può essere a misura di tutti”. Da PizzAut lavorano solo persone autistiche, dimostrando quotidianamente che le intuizioni funzionano.
InGalera è invece il ristorante fondato da Silvia Polleri all’interno del #carcere di Bollate. Ci lavorano sessanta detenuti fra cucina e sala: ognuno di loro uscirà dal carcere con un’esperienza professionale nella ristorazione di alto livello e con la possibilità di ricominciare da un lavoro qualificato.
Commovente e poetica infine l’idea di Nicoletta Tinti campionessa di ginnastica ritmica, danzatrice e ingegnere. Dopo il 2008 fonda con l’amica Silvia Bertoluzza la Compagnia InOltre. Quattro danzatori e cinque musicisti costruiscono una coreografia di corpi che si fondono e si sostituiscono per trasformare l’impossibilità in arte.
Tutte queste storie hanno a che fare con qualcosa della mia vita. Il #cibo, i #ristoranti mia figlia che ama la danza. E la certezza che c’è sempre un modo per vedere, concretamente, come le storie di tutti noi si incontrano e possono intrecciarsi per crearne di altre, ancora migliori.