Dobbiamo imparare ad ascoltare i giovani.
Può sembrare una frase fatta, ma in realtà è frutto di riflessioni profonde ed assolutamente sincere.
Quando osservo la mia generazione, o quella che l’ha preceduta, – certo, generalizzando un po’ – non posso nascondere un certo disagio. Vedo persone con i piedi per terra, radicate alle proprie certezze, ai propri ruoli. Agli status symbol. Persone condizionate dalla sicurezza e dalla paura di perdere uno stato di benessere che, in realtà, sta frenando lo sviluppo della società. Una generazione estremamente prudente, ma in stallo. Una generazione senza il coraggio di cambiare, diffidente ed ostile verso le nuove generazioni, da cui forse si sente in qualche modo insidiata. Una generazione senza fame, senza necessità…
“C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso… Non dobbiamo che trovare il coraggio di rivoltarci contro lo stile di vita abituale e buttarci in un’esistenza non convenzionale… (Christopher McCandless – Into the wild)”
Rivolgendo lo sguardo alle nuove generazioni lo scenario cambia drasticamente. Poche certezze per i nostri giovani. A partire dal lavoro, dove il “posto fisso” non esiste più – e non è neanche più un miraggio. A continuare con la famiglia, che spesso non è più un ricovero sicuro per i ragazzi, in lotta per la sua stessa sopravvivenza tra mille precarietà.
Eppure questo contesto – così come già successo per le generazioni figlie di momenti storici di estrema instabilità, pensando a chi ha vissuto la guerra, la ricostruzione, il boom economico – può rivelarsi un terreno estremamente fertile.
I giovani, afflitti da un contesto che ha spazzato via i riferimenti e le certezze, devono inventarsi qualcosa di nuovo. La fame e la necessità possono stimolare la determinazione, la creatività ed il coraggio di uscire dagli schemi. Non c’è coraggio maggiore di quello che ha chi non ha nulla da perdere.
Nell’ascoltare la canzone vincitrice della sezione giovani del Festival di San Remo ho trovato un esempio chiaro di quello che è il mio pensiero. Niccolò Moriconi, in arte Ultimo, un giovane uomo di 22 anni, canta “Il ballo delle incertezze”. A riprova che i giovani sanno trovare stimoli fertili nelle incertezze della vita di oggi. E’ innegabile che l’incertezza sia un dato di fatto ed un emblema della condizione in cui vivono i giovani. Ma che l’incertezza abbia una connotazione solo negativa è tutto da dimostrare. Ultimo, in questa canzone, ci fa intravedere uno spiraglio di felicità proprio nel cosiddetto “Ballo delle incertezze”. Un luogo sicuro, al riparo, dove l’essere umano si può rifugiare in tutta serenità senza pensare a nulla se non a come trovare la strada…
“…per stare in pace con te stesso e col mondo, devi aver sognato…almeno per un secondo. (Il ballo delle incertezze – Ultimo)”
Per questo sostengo che dobbiamo imparare ad ascoltare i giovani. Perché i giovani sono la fonte che ci può insegnare a ritrovare quel coraggio interiore che ci spinge a seguire il nostro cuore e la nostra intuizione, a volte rischiando tutto.
L’incertezza dunque come chiave del coraggio. Quel coraggio che, prendendo spunto dalle parole di Paolo Crepet, dobbiamo fare nostro per creare un nuovo mondo, se non vogliamo che siano altri a inventarlo per noi; che i giovani devono riscoprire per non ritrovarsi tristi e rassegnati a non credere più nei loro sogni; che tutti devono scovare in se stessi per iniziare un rinascimento ideale ed etico. Perché, alla fine, il coraggio è la magica opportunità che permette di capire il presente e di costruire il futuro.
1 comment
…il coraggio di uscire da quell’area di “finto confort” che attanaglia la vita di molti….
Sei Grande Ste,
ti voglio Bene
Un Abbraccio fortissimo.