Già quando Aristotele sentenziava che i giovani “pensano di sapere tutto e sempre con troppa convinzione” e Orazio gli faceva eco tacciandoli di corruzione e dissolutezza, permeava l’idea che la rettitudine cui si è appartenuti si sgretolerà nelle mani dei prossimi depositari: i giovani.
Nel 1600 erano selvaggiamente impertinenti. Un secolo dopo non abbastanza virili, ma viziati e distratti. Nei roaring twenties si lamentava il senso di diminuzione del dovere e della disciplina. Ma già chi se ne lamentava era stato criticato per mancanza di intraprendenza.
Negli anni ’30 si disapprovava l’inettitudine: giovani alla ricerca di facile denaro e jazz. Della generazione successiva si temeva tornasse a casa con idee radicali straniere.
Fino ad arrivare alla nostra pagina di storia, in cui i boomer hanno ottenuto tutto senza sforzi, ma al contempo i millennials hanno “più fiducia che competenza”. Non ultimo, l’insostenibile egocentrismo della generazione Y, i cui “hipster fuori dal mondo che spendono troppo per il caffè” sono solo gli ultimi partecipanti a questo circolo vizioso.
Il nostalgico rammarico sull’inadeguatezza delle nuove generazioni è un boccone masticato ancora e ancora. Tuttavia, dalle lamentele sul fatto che la prossima generazione sia troppo cauta e tuttavia decisamente sovversiva, troppo preoccupata per il mondo e allo stesso tempo troppo concentrata su se stessa per preoccuparsene, capiamo come i giovani sono da sempre il simbolo di una trasformazione generazionale che si è spesso restii ad accettare.
Ma il cambiamento non è necessariamente una rottura con il passato, piuttosto l’opportunità di apprezzare i retaggi e i vecchi paradigmi per trarne insegnamento e ispirazione. Ed ecco che le nuove generazioni e la loro collaborazione diventano per me una preziosa occasione per non lasciare appassire i frutti del lavoro di chi ci ha preceduto, ma rinvigorirli con nuova linfa e nuovi pensieri.
È per questo che tramite i giovani, il loro talento e il pensiero laterale voglio continuamente innovare. L’ultima tra le opportunità con cui provo a farlo si chiama Redivivus, la start-up green nata dalla visione di un gruppo di ragazzi per ideare e sviluppare prodotti innovativi che riducono l’impatto ambientale individuale.
Per Redidrop – la capsula di shampoo idrosolubile che permette di eliminare i flaconi di plastica e adottare un lifestyle sostenibile – Deles Group metterà a disposizione di Redivivus le proprie competenze e l’esperienza nel settore per ideare una soluzione di imballo ideale in termini di materiali, design e possibilità di movimentazione del prodotto nella supply chain.
Troppo facile potrebbe dunque risultarci, come individui e come aziende, l’abitudine di guardare con biasimo alle nuove generazioni, incolpandole di mancata intraprendenza. Molto più sfidante è, invece, chiederci quali possano essere i valori e le visioni che tanti giovani hanno da offrire. E cosa noi abbiamo da offrire loro.
Solo in un momento di scambio virtuoso a cui partecipano entrambi, prospettive innovative da un lato ed esperienza dall’altro, potremo dire di lavorare guardando al futuro.